martedì 25 dicembre 2012

IL LUGLI FALLIMENTO

Spero che queste informazioni possano essere utili per qualcuno


Sono indignato.

Sono passati più vent’anni e ancora non mi ridanno i miei soldi.

In Italia la legge tutela i furbi e le caste: i parlamentari fanno la bella vita con le tasse che pagano i cittadini, e un fallimento può durare decenni mentre chi si è arricchito alle spalle dei fornitori può andare avanti senza timori e soprattutto senza pagare i suoi debiti.

Era il lontano 1991 quando nella mia azienda avevo un cliente che cominciava a dare segni di inaffidabilità, dopo che mi aveva illuso con le sue promesse e le sue mire espansionistiche e mi rassicurava continuamente sul fatto che avrebbe risolto facilmente tutti i suoi problemi di liquidità. E invece, a tradimento, portò i libri in tribunale.


 


Certo, mi sono aggregato (in gergo si direbbe “insinuato”) anche io nel fallimento con la mia azienda.

Però stranamente il magazzino era “sparito” quasi tutto già prima che Lugli portasse i libri in tribunale.

Si venne a sapere solo un paio d’anni più tardi che era “ricomparso” magicamente nel nuovo negozio che Lugli aveva riaperto in città. E le proprietà? Auto di lusso, una casa da star del cinema in centro storico, gioielli, quadri, oggetti d’antiquariato e chi più ne ha più ne metta.

Niente da fare, perché la ditta era una S.r.l. e quindi… i creditori s’attacchino al tram! E allora al diavolo il tribunale, pensai: almeno proviamoci, abbiamo lavorato insieme per due anni, in fondo avrà una coscienza anche lui! Così ho provato a farmi avanti di persona. Risultato?

E un paio di mesi fa me lo vedo in TV a Canale 5, bello candido come prima e più di prima, a pubblicizzare la sua setta tutto serafico e in ghingheri, e a pontificare come un filosofo… ma dei debiti che ha lasciato e delle persone che ha rovinato, invece? Neanche una parola!

Allora la rabbia mi è montata come non mai: ci avevo messo una pietra sopra ripromettendomi di non pensarci più, e invece… no, per un attimo ho perso le staffe e mi sono chiesto perché tutta questa ingiustizia.

Così mi sono messo a fare un po’ di ricerche in Internet e in Camera di Commercio, a sentire qualche amico più esperto di me nel settore e a fare domande a chi se ne intende, e ho scoperto un po’ di cose curiose che vorrei condividere… so per certo che non sono l’unico ad essere finito nei guai per colpa sua (eravamo centinaia di fornitori, se ricordo bene; senza contare una dozzina di banche oltre alle tasse)… e così forse a qualcuno potrà servire leggere queste cose.

Anzitutto pensavo che dopo tanti anni il fallimento Lugli fosse ormai chiuso in qualche cartella d’archivio e fosse su qualche scaffalatura a prendere polvere.

E invece no! Il fallimento Lugli è ancora aperto!




Avete letto? Dice “procedure in corso”. In corso? Dopo più di vent’anni? Be’, sì! Proprio così!

E cos’è cambiato a distanza di vent’anni? Forse poco, forse molto.

Fino a qualche anno fa, Lugli gestiva due negozi di abbigliamento.

Due anni fa ne ha chiuso uno (quello di Corso Martiri) e ha incassato duecentomila Euro come indennità per la cessione dell’affittanza di quel negozio a una azienda che commercia in ottica e accessori.

Volete la beffa oltre al danno? Eccola: queste sono informazioni che chiunque (come ho fatto io) potrebbe reperire dalla Camera di Commercio o altre fonti pubbliche, non c’è nulla di segreto.

E dove sono finiti i duecento mila Euro? Chi lo sa… di sicuro non a pagare i debiti! Comunque andiamo avanti con la storia. Chiuso il negozio di Corso Martiri, Lugli prosegue con l’altro negozio (Via Pace), sempre in centro città.

La cosa curiosa è che Lugli non figura mai: usa un prestanome; l’azienda è la sua, però stranamente in Camera di Commercio risulta come amministratore un’altra persona, che se ben ricordo era un suo collaboratore già ai tempi del fallimento o addirittura prima.

Guardate qua:




E così se un lavoratore o un imprenditore hanno qualcosa da pretendere (da qualche annetto, sembra…) da Lugli, a chi si rivolgono? A questo Comincini? Certo, peccato che la testa di legno può tranquillamente fare il gesto dell’ombrello!

Ma non è finita. Sì, perché intanto che la società gliela amministra il prestanome e loro continuano a gestirla restando ben nascosti alla legge con beni intestati a qualcun altro eccetera, che fanno?

Si comprano la casa al lago e se la ristrutturano! Non ci credete, vero?

Anche qui non ci vuole mica Magnum PI, basta chiedere in Conservatoria e al Catasto! Sì, perché tre anni fa (Novembre 2009) hanno comprato una bella casetta con vista panoramica a Sulzano, sul Lago d’Iseo, in un posto molto caratteristico e pittoresco.

Con quali soldi? Non si sa di preciso, pare che abbiano preso una modesta eredità, quel poco che era rimasto dopo che avevano spolpato per benino la famiglia.

Guardate qua:



Siccome la curiosità a questo punto si faceva pressante, mi sono fatto insegnare come si usa “Google Earth” (spero di averlo scritto giusto) e sono andato a cercarmi la casetta.

Eccola qui:





Va bene, non sarà certo una reggia, ma a pensare a tutti i milioni (di vecchie Lire) che mi deve, la rabbia monta.

E infatti Lugli, lui che è furbo e le sa tutte, cosa fa? Vende la casetta!

A chi? A un bergamasco che poi, se cercate in Internet, si capisce subito che è un suo amico perché c’è addirittura una sua foto su un sito che parla della stessa setta di Lugli e sulla stessa pagina Lugli gli fa i complimenti.

Sarà perché i panni sporchi si lavano in casa propria?


 
Ciliegina sulla torta, un mio amico geometra ha verificato in Comune a Sulzano e cosa ha trovato? Che la casetta adesso la stanno ristrutturando! E chi la sta ristrutturando?

Guardate qua:


Ma pensa te! Non l’avevano venduta?

E come mai Renata Fruscella (la moglie di Lugli) ora se la ristruttura?

Come se non bastasse, la moglie di Lugli ha perfino un’altra casa intestata a suo nome. In barba ai debiti!

Vedere per credere:



Be’ insomma, per me qui abbiamo a che fare con dei furbetti che se la passano liscia da vent’anni: con un fallimento ancora in corso e centinaia di milioni di vecchie Lire da restituire in mezza Italia, questi qui fanno la bella vita, hanno un prestanome che lavora per loro, vanno in TV a fare i filosofi, s’intestano appartamenti e si comprano pure la casetta al lago.

Io invece che lavoro anche 10-12 ore al giorno per tenere in piedi la mia azienda e pagare gli stipendi a miei dipendenti (e per l’amor di Dio, sono anche fortunato in un certo senso), devo pagare vagonate di tasse e fare fronte ai miei impegni.

Non so dove sta di casa la legge, ma di sicuro non abita da queste parti.

E di sicuro non è dirimpettaia della giustizia.

C. B.